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Anche la Cybersecurity si serve dell’AI nel mondo assicurativo per la protezione dei dati

8-apr-2021 12.00.00 / by CREA Team

“Alcune persone chiamano questa intelligenza artificiale, ma la realtà è che questa tecnologia ci migliorerà. Quindi, invece dell’intelligenza artificiale, penso che aumenteremo la nostra intelligenza. “  

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L’aforisfma sopracitato, di Ginni Rometty, presidente e CEO di IBM, riflette una realtà che diventa sempre più concreta e ci fa interrogare su cosa sia realmente l’intelligenza artificiale (AI) ma soprattutto su come possiamo sfruttarla al meglio in ambito assicurativo. 

Nel mondo assicurativo il tema della cybersecurity è estremamente importante, soprattutto in sistemi assicurativi all’avanguardia che raccolgono e custodiscono digitalmente una moltitudine di dati sensibili appartenenti non solo agli assicurati, e ai dipendenti ma anche agli assicuratori stessi. 

Esattamente come avvenne nel ‘700 con la rivoluzione industriale, in cui l’invenzione e il successivo utilizzo di nuovi macchinari ha sopperito alle mancanze fisiche dell’uomo, aiutandolo e aumentandone significativamente la produttività e riducendo l’errore umano e la fatica, oggi assistiamo ad un fenomeno del tutto analogo. 

Infatti, l’entrata in campo dell’intelligenza artificiale si è rivelata una vera e propria rivoluzione nell’ambito della cybersecurity e applicata all’ambito assicurativo.  

Ma cos’è l’intelligenza artificiale e perché ricopre un ruolo così fondamentale?  

L’Enciclopedia Treccani definisce l’AI come quel settore dell'informatica che studia la possibilità di costruire computer che siano in grado di riprodurre il funzionamento di alcune capacità della mente umana o, nel caso della cosiddetta intelligenza artificiale forte, dell'intero pensiero umano. 

Ciò significa che l’uomo ha creato delle macchine a sua immagine e somiglianza nel modo di pensare e di agire e che per di più possono imparare dai loro errori esattamente come noi. 

Chiaramente, questa invenzione è stata determinante in tantissimi ambiti ma è realmente decisiva quando si parla di cybersecurity. D’altronde, chi potrebbe parlare il linguaggio delle macchine meglio delle macchine stesse? 

Per capire a pieno l’importanza di questi strumenti bisogna evidenziare alcuni dati portati recentemente alla luce che ci fanno riflettere sul perché l’uomo, da solo, non basta più a fronteggiare una guerra senza l’aiuto di armi di difesa adeguate. 

In questo ultimo anno in cui la pandemia da COVID-19 ha fatto da protagonista, Clusit -Associazione Italiana per la Sicurezza Informatica- ha rilevato 1.871 attacchi gravi di dominio pubblico, in media 156 attacchi gravi al mese, valore record rilevato fino ad oggi (basti pensare che nel 2019 erano appena 139). In percentuale, abbiamo assistito ad un incremento annuo degli attacchi hacker a livello globale del 12%. Inoltre, il trend negli ultimi anni si è mantenuto in crescita registrando un aumento del 66% dal 2017. 

Lo scenario dipinto da questi dati è tutt’altro che confortante se pensiamo che chiunque possa avere facile accesso ai dati sensibili raccolti all’interno delle polizze assicurative ed utilizzarli per qualsiasi tipo di scopo diverso da quello per cui sono stati forniti in origine. 

Data la mole e l’aggressività degli attacchi in forte crescita, la sola supervisione e blocco dell’attacco da parte dell’uomo non basta più. Ed è in questo momento che l’intelligenza dell’essere umano “aumenta” ed entrano in gioco le macchine. 

Fortunatamente, la “cyber defense”, nasce come branca della cybersecurity proprio per studiare le tecniche informatiche migliori e più efficaci per difendere al meglio i contenuti che possono essere “attaccati”. In questo, un importante ruolo è affidato a macchinari di intelligenza artificiale conosciuti principalmente come sistemi di “machine learning”. 

Machine learning è una tipologia di intelligenza artificiale (AI) che si occupa di creare sistemi che apprendono o migliorano le performance in base ai dati che utilizzano. Questo tipo di sistemi viene alimentato da appositi algoritmi, tra questi, i più utilizzati sono: il machine learning supervisionato e il machine learning non-supervisionato. 

L’approccio di machine learning supervisionato è quello maggiormente utilizzato nella “cyber defense”È un tipo di algoritmo che permette alla macchina di imparare, esattamente come un bambino impara a riconoscere le lettere dell’alfabeto, a memorizzare un set di dati che è già etichettato ed ha un output predefinito. In questo modo, quando viene riconosciuto un set di dati “minaccioso”, la macchina opera in autonomia bloccandolo e avvisando prontamente dell’anomalia per permettere all’operatore di intervenire. 

Chiaramente, i cyberattacchi vengono organizzati con stratagemmi sempre più complessi e spesso da chi conosce benissimo queste metodologie di difesa. Per questo motivo, gli esperti del settore lavorano per trovare tecniche sempre più sicure e all’avanguardia. 

È quindi di fondamentale importanza per un’azienda che distribuisce prodotti assicurativi e che ha a che fare con moltissimi dati sensibili, scegliere una soluzione di cyber defense che viene sviluppata sfruttando le tecnologie all’avanguardia ed essere sempre aggiornati e in questo, l’intelligenza artificiale svolge un ruolo preponderante. 

In conclusione, tornado alla citazione iniziale e alla luce di quanto sopra analizzato, possiamo davvero ritenere l’intelligenza artificiale come vero e proprio aumento dell’intelligenza.  

L’uomo ha in  talmente tanto sapere da poter aumentare la sua intelligenza, quindi perché non sfruttare questa possibilità? 

 

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Tags: InsurTech, insurance, cybersecurity, artificial intelligence

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