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L’Europa non investe in insurtech: presto una colonizzazione straniera?

17-ago-2021 12.00.00 / by CREA Team

Negli ultimi mesi si è parlato a lungo di collaborazione e cooperazione tra le compagnie e le startup insurtech, una mossa che potrebbe contribuire significativamente alla svolta evolutiva di un intero ecosistema.  

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Eppure, come spesso accade, le parole non fanno i fatti e arriviamo al punto ormai di dover accelerare questo processo per evitare di far sì che, l’ecosistema che con tanto impegno stiamo cercando di far evolvere, vada in mani straniere. 

Dati di alcune ricerche dimostrano che il divario tra gli investimenti nelle insurtech avvenuti in Italia e in Europa è ormai un divario talmente ampio rispetto ad altre regioni del mondo come ad esempio l’America, che i player internazionali, in termini di fondi di investimento, rischiano di dover intervenire per mitigare questo gap ormai estremamente evidente. 

Italian Insurtech Association ci riporta dei dati alquanto allarmanti, rivelandoci che nei primi mesi del 2021 gli investimenti nell’insurtech a livello europeo ammontano a 1,8 miliardi comprendendo 34 round maggiori di 2 milioni, di questi solo una piccola porzione riguarda il sistema italiani (0,4 milioni). 

Il divario ormai così evidente per quanto riguarda l’Italia diventa importante anche tra Europa e il resto del mondo. 

Il rischio più concreto arrivati a questo punto è quello di una vera e propria colonizzazione di mercato che, se da una parte può sembrare un’ancora di salvataggio e una collaborazione vantaggiosa, dall’altra ci priverebbe dell’unicità e autenticità che siamo riusciti a preservare fino ad oggi. 

 

“Il rischio di una colonizzazione del mercato, un avvenimento che da tempo l’associazione sta annunciando, è quanto mai realistico a fronte di investimenti da parte del settore assicurativo in Italia nel digitale di 50 milioni contro i 550 milioni nel Mondo” dichiara Simone Ranucci Brandimarte, presidente e fondatore di Italian Insurtech Association. “L’Italia è purtroppo un Paese dove si investe poco in innovazione, neanche un miliardo viene allocato in startup. Questo avrà ripercussioni enormi su un settore che dà lavoro a 400 mila persone e cha un peso enorme sul nostro Pil, riproponendo una situazione già accaduta in altri comparti che hanno visto l’affermarsi di player stranieri più digitalizzati, come il settore editoriale, il retail, i viaggi, il settore bancario ed altri”. 

 

Qual è il reale problema alla base di quello che sta accadendo?  

Il problema risiede nel pensiero del popolo italiano, sempre restio all’innovazione e alla digitalizzazione che, se in altri paesi viene considerata necessaria, qui ancora viene reputata come un rischio non necessario. E’ la paura dell’ignoto, la paura del cambiamento, la pigrizia di doversi adattare ad un mondo che non ci appartiene ancora, ma che in un modo o nell’altro con investitori italiani o stranieri, si affermerà nel mercato locale poiché la richiesta dei consumatori verte su un’unica e inconfutabile direzione: rapidità ed efficienza, ottenibili solo grazie alla digitalizzazione. 

 

 

Tags: Insider, InsurTech, News, investimenti

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