Uno dei più grandi timori degli intermediari dopo l’avvento della tecnologia è la paura che prima o poi la loro figura, negli anni, possa andare a scomparire. Timore non del tutto infondato, irrazionale, ma dettato da fatti storici realmente avvenuti in epoche rivoluzionarie che, potrebbero ripresentarsi.
Stiamo, senza dubbio, vivendo un’altra epoca di passaggio, di evoluzione e come già avvenne durante la rivoluzione industriale, il timore più grande per l’uomo, rimane quello di rovinarsi con le sue stesse mani, creando macchinari in grado di sostituirlo poiché più efficienti e rapidi. Macchinari che possano diminuire drasticamente il nostro più grande punto debole: l’errore umano.
L’uomo è intelligente a tal punto da creare sistemi complessi anche più intelligenti della sua stessa specie, è l’unica specie animale in grado di creare qualcosa che lo superi in quanto a performance, ma quello che sottovaluta è la possibilità di diventare superfluo se non gestisce adeguatamente questo cambiamento.
Ciò che sta accadendo al settore assicurativo determinerà il futuro della figura dell’intermediario?
Ci troviamo di fronte ad un profondo cambiamento in cui ben 8 intermediari su 10 ritengono che negli ultimi due anni l’innovazione tecnologica abbia modificato drasticamente il proprio modo di lavorare e per oltre il 95% di essi i cambiamenti subiti sono strutturali e irreversibili.
Ma stiamo quindi assistendo alla lenta estinzione di questa professione?
Durante l’ultima edizione dell’Italian Insurtech Summit 2022, questo è stato uno dei molti temi dibattuti a cui esperti e player del settore hanno offerto la loro visione sul tema.
Enrico Guarnerio, founder di Vaance (società insurtech del gruppo Strategica) ha commentato:
“digitalizzazione è un’opportunità per riqualificare la figura dell’intermediario. Consente di migliorare i processi, ridurre le inefficienze, ottimizzare i costi di distribuzione, e “liberando” il professionista assicurativo da questi aspetti gli permette di concentrarsi sulla parte più qualitativa, di porsi veramente come un consulente e non più come mero venditore di polizze”. (Source: www.assinews.it)
Dunque, sembra che per l’intermediario il rischio di estinzione sia minimo e che la tecnologia sia un’opportunità di miglioramento piuttosto che una sostituta. Quello che è importante sottolineare e portare alla coscienza della categoria è che il digitale, se ben sfruttato, può solo agevolare la professione e implementare il lato umano dell’intermediario e la sua preziosa consulenza al cliente, aiutandolo solo in quelle attività macchinose che lo distraggono dal suo scopo principale: il rapporto con il cliente.
In quest’ottica, per la figura dell’intermediario, con l’avanzare della tecnologia, c’è solo da guadagnare e da apprezzare i futuri sviluppi in merito.