Non c’è alcun dubbio che l’Italia nel mondo si distingue per le sue eccellenze in moltissimi ambiti, a partire dalla moda fino ad arrivare al mondo culinario.
Altrettanto certo è però il suo posizionamento decisamente basso in classifica per quanto riguarda l’innovazione tecnologica e il suo utilizzo. Siamo un popolo di tradizionalisti e quando si tratta di innovazione e tecnologia, purtroppo o per fortuna, ci piace fare le cose in maniera classica, come abbiamo sempre fatto, a discapito di concedere un’opportunità a qualcosa che potrebbe migliorare la nostra quotidianità. Questo per abitudine ma anche per paura. Paura dell’ignoto, paura di dover ricominciare da capo e paura di nuove sfide da affrontare. Da un lato sicuramente questa paura non è del tutto infondata, motivo per cui è essenziale conoscere e studiare a fondo i rischi che comporta l’utilizzo della tecnologia. Il reale motivo per cui questo non avviene è un errore di valutazione dovuto alla sbagliata percezione che abbiamo del digitale poiché ci interfacciamo quotidianamente con una versione di esso estremamente semplificata rispetto alla complessità reale di alcuni meccanismi, sistemi però che poi vengono utilizzati dai più esperti per fini meno nobili.
Infatti, il dato che emerge dall’ultimo report di Trend Micro Research, elaborato dalla divisione di Trend Micro, leader globale di cybersecurity, specializzata in ricerca e sviluppo e lotta al cybercrime, è che l’Italia si conferma ancora tra le nazioni più attaccate dai cybercriminali. A ottobre 2021 è terza al mondo per numero di ransomware e quarta per numero di malware.
A ottobre il numero totale di ransomware intercettati in tutto il mondo è stato di 1.297.400. Gli Stati Uniti sono il Paese maggiormente colpito, con il 23,4% di attacchi, a seguire Francia (7,5%), Italia (5%), Belgio (4,5%) e Brasile (3,8%). Per quanto riguarda i malware, gli Stati Uniti rimangono i più attaccati, con 34.816.097 assalti, seguiti da Giappone (31.711.116), Australia (6.132.704), Italia (6.097.979) e Regno Unito (5.610.942).
Tra i settori più colpiti dai malware in Italia sono stati segnalati quelli legati alla sanità (1.072 attacchi), la PA (842 attacchi), il manufacturing (746 attacchi), il tech (525) e il banking (260).
Sicuramente, il settore legato ai servizi finanziari è contenitore di una moltitudine di dati sensibili e di conseguenza preda molto ambita dai criminali virtuali ma parliamoci chiaro, ad oggi non esiste il cyber risk zero. Nonostante questo, esistono innumerevoli modalità e accorgimenti che possono di gran lunga aiutare la prevenzione di tali attacchi e far sì che la tecnologia possa essere esclusivamente un'agevolazione del nostro lavoro e non una minaccia.
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