Nei periodi di forte crisi, si sà, è necessario sapersi reinventare e affrontare il mondo che ci circonda di petto, a volte senza nemmeno avere il tempo di realizzare cosa ci stia accadendo intorno, senza nemmeno poter riflettere su quale sia la mossa giusta, il giusto compromesso che ci permetterà di uscire dalla crisi più forti di prima. 

Alla fine si tratta sempre e solo di questo, perché tutto ciò che non uccide ci fortifica e ci spinge verso il miglioramento insegnandoci una lezione che difficilmente dimenticheremo e che molto probabilmente insegneremo alle generazioni future. Questo ciclo è quello che ci ha storicamente permesso di evolverci e di diventare la società che siamo oggi con i suoi pregi e difetti ma pur sempre evoluta. E tutti questi cicli storici,  in cui si susseguono crisi-ripresa-evoluzione, ci hanno permesso di imparare a combattere e ad essere resilienti anche in un momento storico in cui per un lungo periodo tutto ci è sembrato più grande di noi, un brutto incubo da cui non sapevamo come risvegliarci. 

Eppure, come diceva Ungaretti nella sua celebre poesia “dopo tanta nebbia, a una a una, si svelano le stelle”, ci sembra finalmente di vedere uno spiraglio di luce e di vittoria nei confronti di quello che da tutti è stato descritto come “nemico invisibile”, il Covid-19. 

La vera vittoria è quello che di buono ci ha lasciato in termini evolutivi, è quello che grazie ad averci spinto oltre i nostri limiti, abbiamo scoperto di saper fare e abbiamo imparato. 

La digitalizzazione nei processi e dei servizi è sicuramente stata ciò che abbiamo scoperto essere utile e ormai indispensabile in termini evolutivi e di adattamento. Questo non solo all’interno di imprese che si rivolgono direttamente al consumatore finale (come, ad esempio, i siti e-commerce) ma soprattutto in quelle imprese che si rivolgono ad altre imprese. 

I risultati della ricerca curata dall’Osservatorio Digital B2b della School of Management del Politecnico di Milano, presentata durante il convegno online «B2b: fisicamente lontani, digitalmente vicini», dimostrano che circa un’azienda su cinque ha investito in soluzioni digitali e il 38,5% prevede di introdurre entro i prossimi due anni strumenti per il Digital B2b fra i quali emergono le soluzioni per l’automazione dei processi (16%), Blockchain e Artificial Intelligence (13,8%) e strumenti per monitorare la supply chain (13,1%). 

Il 23,8% delle aziende, numeri del report alla mano, ha avvertito la necessità di investire in soluzioni digitali, in particolare per la gestione della firma (6,8%), per la digitalizzazione dei processi interni (6,2%) e per la conservazione dei documenti (5,5%). Il 18,4% ha, invece, attivato iniziative di digitalizzazione già nel corso del 2020, soprattutto per l’introduzione di firme digitali (7,3%), di strumenti per lo scambio di documenti elettronici (6%), di software a supporto dei processi interni (5,4%) e di tool per la conservazione digitale (3,5%). 

Questi sono solo alcuni dei dati emersi dalla ricerca effettuata che ci fanno riflettere sull’evoluzione digitale e sulla sua definitiva affermazione nel mercato italiano. 

Il settore assicurativo non fa eccezione ed è stato uno dei maggiori coinvolti in questo cambiamento, per motivi di necessità più che di innovazione vera e propria. Se prima della pandemia era stato creato un terreno fertile su cui poggiare le basi per la digitalizzazione, con l’avvento della crisi, il terreno ha definitivamente dato i suoi frutti creando il nuovo ecosistema insurtech. 

Anche in ambito assicurativo le imprese b2b hanno lavorato a favore del miglioramento dei processi interni per permettere ai propri consumatori di trarre beneficio dai grossi svantaggi dovuti al distanziamento sociale.  

Fatto sta che, per un motivo o per un altro, abbiamo preso la giusta direzione e ci stiamo spingendo verso l’innovazione vera e propria. Ora tocca a noi saper cogliere tutto ciò che oggi abbiamo dovuto utilizzare per motivi di necessità e far sì che non sia più l’eccezione ma la regola nella nostra vita quotidiana.