Non esistono macchine infallibili, gli esseri umani ne sono un chiaro esempio: macchine ambulanti che sbagliano continuamente. D’altronde l’errore più grande che un essere umano possa commettere e che commette più di quanto pensi è quello di essere convinto di non sbagliare.
Abbiamo creato la tecnologia a nostra immagine e somiglianza e, soprattutto negli ultimi anni, stiamo affidando ad essa innumerevoli compiti che sarebbero spettati all’uomo aumentando in questo modo l’efficacia dei processi e la rapidità. Purtroppo, queste macchine, esattamente come l’uomo, non sono affatto infallibili, al contrario, possono errare ed essere pericolosamente vulnerabili.
Il tema della cybersicurezza, al giorno d’oggi, è sicuramente uno tra i più dibattuti in molti settori, compreso quello assicurativo. Con l’avvento dell’esponenziale utilizzo della tecnologia, parallelamente, si è sviluppato un esponenziale rischio di violazione dei sistemi. Niente che non si possa controllare e gestire, ma è importante averne consapevolezza, per poter adottare così le strategie più opportune ed efficaci per fronteggiare la situazione.
Recentemente le tecnologie che orbitano attorno al settore assicurativo comprendono dei sistemi in cui, previo rilascio di apposita licenza, si concede l’autorizzazione a terze parti di poter editare e modificare il codice informatico di alcuni processi, con il fine di integrarli in altre piattaforme. Questo meccanismo è quello a cui assistiamo nell’atto pratico quando parliamo di Open Insurance o Open innovation e avviene appunto attraverso quelle che vengono definite Open Sources.
Quello che si può di certo evincere da queste parole chiave è che la rivoluzione digitale assicurativa è: open
Letteralmente le Open Sources sono “sorgenti aperte” e si riferiscono a software il cui codice sorgente è condiviso e reso modificabile al fine di migliorarlo. Ad oggi, nel settore assicurativo, oltre al significato tecnico del termine viene affiancato anche un significato più filosofico che va a sottintendere un ampio sistema di valori che comprende lo scambio libero, la collaborazione, la trasparenza e lo sviluppo di realtà integrate con altre sia nella pratica che nei valori.
Chiaramente va da sé che i sistemi “aperti” comportano moltissimi vantaggi per l’evoluzione ma espongono le aziende a innumerevoli rischi, quindi come possiamo proteggerci?
Al di là si moltissimi metodi soggetti a tecnicismi, un ottimo punto di partenza è: la consapevolezza del rischio. Dobbiamo necessariamente entrare nell’ottica che il rischio che questi sistemi possano rappresentare una minaccia alla sicurezza dell’azienda, sia concreto e tutt’altro che remoto. Partendo da qui, è quindi doveroso prendere in considerazione tutte le protezioni del caso ma risulta impossibile farlo se prima non sappiamo realmente con cosa abbiamo a che fare.
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