Al giorno d’oggi esistono numerosi sistemi tecnologici nel settore assicurativo che consentono una rapida emissione di polizze e un intero processo estremamente efficace, ma basta solo avere dei buoni strumenti per incrementare la vendita di polizze?
Ci ritroviamo spesso nella situazione di avere delle ottime strumentazioni ma di non avere abbastanza utenti interessati, di fare “i conti senza l’oste” insomma. In effetti abbiamo sviluppato con gli anni un’intera cultura del settore assicurativo promettendo ai clienti immediatezza, efficienza e ottimi servizi senza però innescare in loro un meccanismo di bisogno che consente l’accesso ai servizi tecnologici disponibili solo in un secondo momento.
Dopotutto, non si può vendere un servizio che le persone non sanno di volere, non si può pensare di proporre prodotti assicurativi che i potenziali contraenti non apprezzano perché non ne hanno mai avuto la necessità.
Non è un caso, infatti, che molte delle polizze non obbligatorie per legge, vengano richieste solo successivamente all’avverarsi di un evento spiacevole che ci fa desiderare di essere coperti in futuro da quel determinato rischio.
Perché quindi nell’era della rivoluzione tecnologica non partiamo dalla base e ci concediamo il lusso di permettere alla tecnologia di creare un bisogno anche quando il cliente non sa di averlo?
Questo è quello che possiamo fare, in effetti, grazie all’utilizzo della realtà virtuale. Possiamo evitare che i clienti sentano il bisogno di una copertura solo successivamente ad un trauma vissuto ma possiamo ricreare il trauma, senza alcun rischio reale, facendo in modo che si vivano le stesse emozioni e generando in questo modo un bisogno, una vera e propria cultura delle assicurazioni.
Questo, più di molto altro, può rendere consapevole una persona dei rischi a cui va incontro quotidianamente. In un interessante studio pubblicato su PCA, gli urti e infortuni sperimentati dagli utenti con la realtà virtuale hanno provocato un aumento del 31% delle richieste di sinistri domestici segnando un aumento del 68% rispetto all’anno precedente.
Dunque appare evidente che un cambio d’ottica sia non solo necessario ma altamente auspicabile per il futuro, soprattutto ora che abbiamo i giusti strumenti per procedere verso la prevenzione del rischio piuttosto che fronteggiarlo una volta corso.
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