Fatta l’insurtech bisogna fare gli “insurtechiani”. La citazione di Massimo D’Angelo porta alla luce una imminente necessità nel mondo assicurativo nel settore delle insurtech che merita l’attenzione dei lettori.
Un recente studio condotto alla fine dell’anno 2020 ad opera di Italian Insurtech Association (IIA) in collaborazione con il Politecnico di Milano, ha portato numericamente alla luce una realtà che era già fin troppo conosciuta agli operatori interni del settore assicurativo.
Come ormai possiamo notare in qualsiasi ambito, anche nel mondo assicurativo, stiamo assistendo all’era della digitalizzazione dei processi e dei servizi, ma cosa significa realmente questo cambiamento? Il cambiamento nasce da una necessità del consumatore che, in un tempo in cui si ha facile accesso a qualsiasi tipologia di servizio, quello assicurativo è rimasto fortemente ancorato alle sue origini, evolvendosi a fatica.
La svolta verso la totale digitalizzazione è ancora un’ipotesi remota come ci mostrano i dati dello studio condotto da IIA e Politecnico di Milano. Infatti, risulta che, a fronte di una domanda in forte crescita, l’offerta assicurativa digitale è ancora ferma all’1,5% del totale.
Il perché di questa lenta crescita è da attribuire al “gap” di competenze e abilità che sono state riscontrate proprio a carico degli operatori stessi del settore. La ricerca condotta ha infatti dimostrato che il 71% degli operanti manca di competenze nel settore digitale e il 39% ha una carenza di competenza nelle pratiche digitali di base (ad esempio il semplice invio di una mail).
In una seconda indagine condotta in collaborazione tra IIA e Ernest Young, emerge inoltre una forte volontà degli operatori assicurativi (83%) di voler essere formati in ambito digitale e migliorare le loro competenze per essere aggiornati e pronti al cambiamento.
Sebbene oltre il 63% delle compagnie assicurative abbia avviato progetti di insutrech, vige ancora nel settore una lentissima crescita digitale. La domanda da porsi alla luce dei dati raccolti è come poter colmare il “gap” di competenze presenti e come poter essere efficienti e all’avanguardia.
“Non basta più avere nuove idee, nel fintech come nell’insurtech, servono nuove persone”, sostiene Laura Grassi, direttore dell’Osservatorio Fintech & Insurtech.
La soluzione a questa lenta crescita sembra quindi risiedere nell’acquisizione di “giovani leve” con competenze digitali specifiche ma non solo, essa consiste anche nel formare adeguatamente gli attuali operanti con corsi di formazione all’avanguardia.
Dunque, possiamo sommariamente presumere che le figure che verranno maggiormente ricercate per essere inserite in una realtà assicurativa in transizione digitale saranno figure come: il Claim Manager Digitale (responsabile dei sinistri in grado di gestire digitalmente il processo e la raccolta dati), l’esperto di Blockchain (tecnologia di verifica decentralizzata che alleggerirebbe l’analisi di sinistri e l’approvazione dei rimborsi), IoT Specilaist (Esperto in Internet of Things), in grado di lavorare sulla connessione dei dati da un oggetto – ad esempio un’auto – alla centrale rischi), esperti di immagini digitali, cloud computing e machine learning per la creazione e gestione di software di riconoscimento immagini ed infine esperti di Comunicazione e strategie digitali per intercettare nuovi potenziali clienti in nicchie prima non coperte.
Tutte le più grandi rivoluzioni ed evoluzioni partono dalle persone. È quindi di fondamentale importanza scegliere accuratamente nuove risorse che abbiano le giuste competenze per contribuire al cambiamento e permettere a realtà assicurative ancora troppo “analogiche” di evolversi, crescere ed entrare a far parte di un nuovo ecosistema “digitale” che diventerà predominante nel prossimo futuro.