Anche gli oggetti hanno un’intelligenza

Scritto da CREA Team | 3-giu-2021 10.00.00

La tecnologia e l’innovazione spaventano molti. Quando non conosciamo qualcosa tendiamo a temerla e a pensare, prima che ai vantaggi che potremmo trarne, a quali danni potrebbe causarci. 

 

Molte delle tecnologie che vengono temute però, senza rendercene conto, fanno già parte della quotidianità di tutti noi e la maggior parte di esse stanno diventando non solo utili nell’ambito lavorativo, ma necessarie. 

Nell’anno della pandemia la maggior parte degli sviluppi tecnologici hanno ricevuto una forte spinte data proprio dalla necessità di dover mantenere le distanze e ci siamo aggrappati all’innovazione per poter portare avanti compiti per cui l’uomo era impossibilitato. 

L’approccio che abbiamo avuto con la tecnologia durante l’ultimo anno ricorda molto un bambino che non sa nuotare, che ha paura a buttarsi in acqua dove non tocca ma improvvisamente qualcuno da dietro lo spinge e sorprendentemente impara a galleggiare. Saper galleggiare, però, non significa saper nuotare, quindi il bambino, è solo dopo il primo impatto con l’acqua che impara a praticare il nuoto vero e proprio. 

Allo stesso modo, la pandemia, ci ha spinti nel “mare” tecnologico, abbiamo imparato a galleggiare ma ora dobbiamo imparare a conoscerla e ad apprezzarla, dobbiamo imparare a nuotare. 

Nel settore assicurativo, in cui lo sviluppo tecnologico necessitava di una vera e propria innovazione, sono apparse nuove terminologie come, ad esempio “digitalizzazione” e “internet of things” (IoT) che stanno determinando la rivoluzione innovativa nell’ambito. 

“Con l’espressione Internet of Things (IoT), in italiano “Internet delle cose”, si indica la connessione fra tutti gli oggetti grazie alla tecnologia digitale, quindi la capacità degli oggetti di essere connessi e di poter scambiare dati e informazioni fra di loro” 

Gli oggetti quindi si umanizzano sempre di più e ottengono non solo l’intelligenza ma anche la capacità di comunicare tra di loro e con noi. 

Matteo Carbone, tra i massimi esperti di innovazione assicurativa e insurtech è fondatore e responsabile del think tank assicurativo IoT Insurance Observatory, e Isabelle Flückiger, Direttore nuove tecnologie e dati di Geneva Association, hanno condotto un interessante studio per scoprire i vantaggi che si possono ricavare dai sistemi IoT. 

Lo studio ha come principale obiettivo quello di indagare l’impatto del paradigma IoT nel far evolvere la proposta di valore assicurativa oltre il tradizionale trasferimento del rischio. 

I risultati ottenuti dalla ricerca portano ad importanti considerazioni e affermano che IoT: 

“non solo rappresenta un’opportunità per il settore assicurativo di ridurre i sinistri attesi, ma anche di servire meglio gli interessi degli assicurati, generando inoltre significative esternalità positive per la società. Sebbene l’IoT non sia stato ancora adottato dalla grande maggioranza degli assicuratori e i livelli di maturità siano ancora in media bassi, tutti gli assicuratori intervistati stanno investendo su questi ambiti. Ciò significa che la maggior parte degli assicuratori è ancora in una fase iniziale di identificazione e sviluppo di una visione per l’utilizzo dei dati IoT. Ci sono numerose sperimentazioni e progetti pilota senza conclusioni di fattibilità. Molti programmi non hanno avuto successo e solo una piccola percentuale è stata lanciata con successo sul mercato. Tuttavia, in ciascuna linea di business assicurativo e in ciascun paese è possibile trovare storie di successo, pionieri che sono riusciti ad utilizzare i dati IoT nel proprio modello di business. Ciò che hanno in comune è che i loro approcci sono completi: i dati IoT vengono utilizzati non solo per introdurre servizi di prevenzione e mitigazione dei rischi, ma in molteplici processi aziendali”. 

Nel settore assicurativo le applicazioni IoT sono molteplici: 

  1. Connected Car: l’Italia si caratterizza attualmente per essere uno dei principali mercati in Europa per diffusione delle «black box» auto che sono delle scatole nere interne al veicolo in grado di raccogliere dati di diversa tipologia e in tempo reale.  Le “black box” sono offerte dalle compagnie assicurative per abilitare servizi “smart” in  logica IoT: sono infatti equipaggiate con SIM, connessione dati, localizzatore satellitare, accelerometro e altri sensori e, attraverso la trasmissione in tempo reale dei dati, sono in grado di analizzare lo stile di guida del conducente e rilevare altri parametri dell’auto (ad esempio, tracciarne la posizione in caso di furto) 
  2. Smart Home: IoT è in grado di abilitare servizi della tipologia Smart Home: anche qui, vi è la possibilità di installare dispositivi connessi (offerte dalle stesse compagnie assicurative in fase di sottoscrizione di una polizza) in grado di rilevare intrusioni, fumo, perdite di acqua e fughe di gas, con la possibilità di inviare in real-time degli alert sui device personali degli utenti stessi. Insomma, una sorta di «black box» della casa, che monitora costantemente differenti parametri della nostra abitazione. 
  3. Personal care: servizi IoT che permettono l’analisi in tempo reale dei parametri di salute degli assicurati o che abilitino programmi volti a migliorare le condizioni di salute e di benessere. Questo ambito sarà sempre più trasversale con quello dell’eHealth e del Wellness e in logica evolutiva le compagnie assicurative avranno la possibilità di innovare la propria value proposition, anche attraverso accordi di partnership con altri attori (palestre, aziende alimentari, etc.), e di offrire servizi sempre più targetizzati e interattivi, basati sui wearable device, che incentivino i clienti ad intraprendere comportamenti e azioni di prevenzione per la propria salute. 

Queste sono solo alcune delle applicazioni di IoT nelle assicurazioni. Lo studio di questi dispositivi sta aumentando di pari passo con l’interesse che generano nelle compagnie assicurative che, sempre di più, si stanno rivolgendo all’uso della tecnologia per evolversi, migliorare e offrire servizi ottimali per i clienti.